Marzo e Aprile 2023
Marzo 2023
La scorsa settimana, mi hanno dato una notizia che mi ha fatto venire i brividi e accapponare la pelle, un nostro amico, armatore proprietario di una barca a vela di circa dieci metri, nel sostituire tutto il sartiame ha notato che lo strallo di prua, sotto l’avvolgi fiocco, si era completamente tranciato, restavano solo un paio di fili d’acciaio, ancora pochissimo tempo e l’albero sarebbe venuto giù, con tutte le conseguenze che non oso immaginare, ma quello che mi ha turbato maggiormente è il fatto che su quella barca è stato imbarcato nell’ultimo periodo un mio allievo, ripensando alle parole della sua mamma, un giorno che siamo usciti con un poco di vento in più del normale, mi disse: ho solo questo e un altro non posso più rifarlo, quindi! Non sia mai una tragedia del genere. Ripenso sempre a un esaminatore per il brevetto da Istruttore, venticinque anni orsono ci chiese? Ma siete sicuri di voler fare questo mestiere? Io non ve lo consiglio, fino a quando le cose vanno bene, sarete dei re, ma il giorno non sia mai, vi capiti un incidente, passerete i guai ed è penale, io, per una ragazza che scendendo dalla barca mettendo il piede su una buca, rompendosi la caviglia, sono otto anni che giro per tribunali e non ne vedo la via d’uscita. Quelle parole mi risuonano nella mente in continuazione, Ringrazio sempre di cuore Nostro Signore e la Vergine Maria del nostro Porto Salvo. Delle tantissime traversate del nostro Adriatico fatte, solo una o due volte sono riuscito a farla tutta a vela, purtroppo quando si fanno i trasferimenti, si cerca di farlo il più velocemente possibile, quindi sempre con l’ausilio del motore, sia per le interminabili bonacce, assenza totale di vento, sia per vento contrario, inutile fare bordi; posso dire, che una di queste mi torna sempre alla mente, perché è stata veramente bella e spettacolare: ci trovavamo a Vis con il Mousse 99 Valentina IV, barca comprata a Grado e reduce della famosa burrasca, con mio nipote c’era un suo caro amico, fatti i soliti documenti d’uscita, la cambusa e controllato olio al motore e uno sguardo generale, ci avviammo lungo la grande baia, ma appena fuori, un fresco vento da Nord e onde abbastanza fastidiose, ci consigliarono di invertire la rotta e passare a Sud dell’isola, vento in poppa spegnemmo il motore per riaccenderlo a meno di cinquecento metri dal nostro porto. Terminato il giro dell’isola, prendemmo la nostra rotta 270°, il vento sempre da Nord perfetto per una navigazione al traverso lasco, l’amico di mio nipote disse: non mi sento, vado a riposare e tornò la mattina dopo. Sempre al timone, la barca navigava che era un piacere solcando le onde con dolcezza e nello stesso tempo con una bella velocità. Per cena, un ricco panino, una birra e qualche biscotto, poi mio nipote disse: vado a riposare così dopo ti posso dare il cambio, ok, vai pure mi diverto un mondo con questa andatura, verso mezzanotte il vento iniziò a rinforzare tanto da tenere la barra troppo sotto sforzo per le correzioni, se continua dovrò ridurre la vela,” mettere una mano di terzaroli” e chiamare chi dormiva, provai un paio di volte ma nessuno rispondeva, l’ho fatto tante volte lo faccio da solo, come una poesia imparata a campanella ripercorro le manovre fatte, si inizia con il mettere in tensione l’amantiglio altrimenti boma e vela cadono in coperta, si molla la drizza di randa quel tanto che serve per agganciarla, portando leggermente la prua all’orza, la barca così si bilancia rendendo neutro il timone, “centro velico e di deriva”, mentre il genoa continua a far correre la barca, salgo sulla tuga a piede d’albero per incocciare la brancarella al gancio di trozza, ma la randa è troppo lenta e non si aggancia, riscendo, tiro su una ventina di centimetri, ricorreggo la rotta, risalgo e con un poco di sforzo riesco ad agganciarla, serro la borosa e ricazzo “non è una parolaccia” la drizza di randa, una volta le vele erano dotate di matafioni, delle cime che servivano per tenere la vela serrata al boma, non si usano più, mollo l’amantiglio e riposiziono la scotta di randa per la sua andatura, il tutto, senza fare il minimo rumore, la barchetta navigava molto meglio, tanto che verso le tre di notte mio nipote si affacciò dal tambucio e disse: so che sei stanco, ma non ce la faccio, dormo ancora un poco, risposi non ti preoccupare sto benissimo e mi diverto, una certa preoccupazione mi venne quando verso l’orizzonte apparvero i primi chiarori di lampi e noi si andava proprio verso quella direzione, speriamo bene! Temendo un groppo e un cambio di direzione del vento, ai primi chiarori s’intravedevano le nostre montagne e notai che il vento di tramontana ci aveva fatto scarrocciare un poco a sud, verso le sette sono riemersi i miei marinai con caffè e biscotti, dopo diciannove venti ore eravamo nel nostro porto. Prima si navigava così: timone a barra, minuscola bussola di lato al tambucio, non vorrei ripetermi, ma oggi non mi diverto come allora, non sento più quell’adrenalina dell’incertezza della rotta se giusta o sbagliata, le manovre da fare andando a prua o sotto l’albero, nessuno strumento nemmeno il salpa ancora, tutto a mano. Purtroppo l’età avanza, restano solo tanti ricordi e con le forze, la vista e l’udito che diminuiscono, mi dicono che sarebbe ora di tirare i remi in barca, vorrei provare anche quest’anno, sempre se Nostro Signore vorrà, naturalmente rispettando il limite delle mie possibilità. Ringrazio ancora tutti e auguro a tutti, buon vento, soprattutto agli amici che dietro le spalle ti dicono male, forse a ragione, dato che, non ho fatto le alte scuole, in compenso ho letto tanti libri (di mare). Andare a vela, allontanarsi dalla costa sfruttando ogni refolo di vento, ascoltare lo sciabordio dell’acqua scorrere, è una sensazione indescrivibile e farla conoscere è l’essenza della mia vita. Ziopaolo.
Aprile 2023
Un inizio di primavera così freddo, non si ricorda, confermato da tante persone, tappati in casa la mente torna indietro nel tempo, ai tanti trasferimenti di barche. Il proprietario di Buio Pesto, la stessa barca andata a prendere con Salvatore Costanzo a Nettuno, già descritta, mi chiama per condurre la sua barca con tre giovani, suoi amici, in Grecia, esattamente al marina di Gouvia, mi avverte che i ragazzi non sono molto pratici, anzi quasi a totale digiuno di barca a vela, dico siamo messi male! Almeno sono pratici di computer? Per questo non devi preoccuparti, la cambusa è stata fatta e la barca è pronta per partire, appuntamento il mattino seguente alle cinque, arrivo un poco prima per dare una controllata, come di solito faccio e poco dopo sono arrivati i tre giovani, ma uno di questi tutto scamiciato a petto nudo e pantaloncini corti e uno stato di ebbrezza spaventoso, ripeteva sempre le stesse cose e si vedeva a un miglio che la sbornia della sera non gli era passata affatto, Per fortuna è arrivato il proprietario, ho esternato la mia preoccupazione in quanto una persona così, non mi assumo la responsabilità di farlo salire a bordo, continuava a ripetere che stava bene, ma ancora barcollava paurosamente, dopo una buona mezzora e avevo deciso di non portarlo, il proprietario trovò la soluzione, vengo io con voi fino ad Ortona, verrà mia moglie a riprendere. Perfetto, partiti ha resistito meno di una mezzora poi è precipitato in un sonno profondo fino allo sbarco del comandate nel marina di Ortona. Ripartiti subito, rotta per le isole Tremiti, messe a riva randa e genoa appena usciti dal porto un bel venticello da nord ci faceva navigare senza l’ausilio del motore con una buona media di quasi sette nodi ora, infatti poco prima di mezzanotte eravamo nella baia tra le isole, non trovando un gavitello, abbiamo messo l’ancora i ragazzi contenti di apprendere tutte le manovre dall’ammainata delle vele alla posizione dell’ancoraggio. Ricca cena e il mattino di buonora ripartenza per il Gargano sempre molto bello da vedere dal mare, passato il promontorio con le bianchissime case di Pescici e le famose grotte di Vieste, rotta verso Trani ma il vento rinfresca e di conseguenza il mare si ingrossa, con onde sempre più alte ma di lasco poppa, il pilota automatico non riusciva più a mantenere la rotta, con il pericolo di un brutta strambata, ho preferito mettermi alla ruota del timone, posso dire che mi divertivo moltissimo correggere in continuazione la rotta con il sopraggiungere delle onde, planando a una bella velocità, tanto che, i ragazzi hanno voluto provare per qualche secondo, riconsegnando subito il timone. Il pericolo maggiore in quest’andatura, se non si anticipa la correzione, la barca va in straorza o peggio in strapoggia mettendosi al traverso delle onde ed il boma passa a velocità sostenuta da un bordo all’altro, molti velisti conoscono bene questo pericolo,uno di loro qualche tempo fa è tornato dalla crociera con il boma scardinato dal vang rigido,tanta era stata la violenza del passaggio da una parte all’altra. Siamo arrivati al tramonto nel porto di Trani ospitati dalla Lega Navale. Ho approfittato dell’occasione per chiamare mia figlia, mio genero e i miei due Nipotini che risiedono in quella splendida cittadina, ho fatto vedere la barca e poi siamo andati in una splendida gelateria, mentre il mio equipaggio in una pizzeria. Il mattino con calma, ricca colazione al bar, cambusa con pane e frutta fresca, controllo olio motore, batterie, ecc. pronti per affrontare altre novanta cento miglia fino a Brindisi che raggiungiamo nella serata, piccolo particolare, a una decina di miglia dal porto, un’onda incrociata fastidiosissima, ho notato che mi è capitato spesso in quella zona, qualcosa di anormale, forse si creano delle correnti, non so spiegarmelo. Nottata al marina dietro il castello e il mattino pronti per affrontare l’ultimo tratto, la traversata fino a Corfù, per costeggiare l’isola interminabile forse per la stanchezza, forse per l’ora tarda le quattro di mattina, entrando nella grande baia che porta al marina la barca si è fermata dolcemente arrenandosi, subito marcia indietro è andata bene, non avevamo visto che c’erano dei gavitelli che segnavano il passaggio, all’interno vi erano dei bassi fondali, fortunatamente sabbia e bassissima velocità ci hanno consentito di non fare danni. Il marina molto grande e ben attrezzato, sono venuti per indicarci il nostro posto. Sono rimasto tutto il giorno con i ragazzi, approfittando delle comode docce e fare colazione. Il giorno seguente ricontrollato gli orari, partenza in autobus e a Corfù mi sono imbarcato per Brindisi, in treno fino a Giulianova. Sono andato a riprendere la barca quaranta giorni dopo, questa volta con il proprietario e un altro suo amico, passando per il Montenegro, ho avuto l’occasione di visitare l’accogliente cittadina, Bar, piena di vita e di turisti, non me lo aspettavo. Sempre dai ricordi di ziopaolo. Che anno triste,dopo mia sorella che ha raggiunto l’amato marito, anche un amico carissimo ci ha lasciato, un vero maestro di vela, non era istruttore ma ne sapeva per dieci cento dei nuovi, ero il suo, oltre che amico vero, nostromo, mezzo marinaio, non so come definirmi, so solo che per anni ho navigato con lui e i suoi ragazzi, allora di otto e nove anni, nel salutarli dopo il funerale, sono rimasto sorpreso e anche emozionato, dal fatto che anche con così tenera età si ricordassero perfettamente tutte le avventure fatte con quella, come già descritto, piccola ma sicurissima barca, poi da più grandicelli con la fidanzata alla Barcolana, abbiamo ripercorso con il pensiero quei bellissimi ricordi, la vita aveva con il tempo separato le nostre strade, i figli ormai grandi e capaci di navigare fino alla sua malattia, quando l’ho rivisto su una carrozzina accompagnato da un vicino di casa passeggiare al porto, non riesco a descrivere l’emozione che ho provato, non riuscendo quasi a parlare, ci si teneva in contatto con il telefono, questo maledetto virus che non permetteva e non permette di andare a trovare parenti ed amici, così anche mia sorella si è spenta, sola, senza un conforto, una parola di nessuno, in ospedale non facevano e non fanno entrare nemmeno per l’ultimo minuto. Buon vento NINO, avrai senz’altro altre barche da condurre, con la tua instancabile voglia di veleggiare e andare per mare. Sempre nei miei pensieri e ricordi. Un brivido mi ha mi ha raggelato e ho pianto.
Ringrazio tutti di cuore per le oltre 24.000 visite sul sito web scuolavelaziopaolo.it